Storie di Erodoto

Perché le imprese degli Uomini col tempo non siano dimenticate, né le gesta grandi e meravigliose, come dei Greci così dei Barbari, rimangano senza gloria.

Testi che registrano le tradizioni, l’etnografia, la geografia, la politica e i conflitti tra le varie culture che erano conosciute nell’Asia Occidentale, l’Africa settentrionale e la Grecia del tempo.

Le Storie di Erodoto Erodoto di Alicarnasso sono considerate la prima opera storiografica nella Letteratura Occidentale ad esser giunta nella sua forma completa. Scritte approssimativamente tra il 440 a.C. e il 429 a.C. nel dialetto ionico del greco antico, si distinguono per il fatto di essere uno dei primi resoconti dell’ascesa dell’Impero Persiano, dagli eventi alle cause delle guerre greco-persiane tra l’Impero achemenide e le città-stato greche nel V secolo a.C..

L’opera storiografica di Erodoto, le Storie (Ἱστορίαι), è divisa in 9 libri, secondo una divisione operata dai grammatici alessandrini.

Nel proemio, dopo aver indicato il proprio nome e quello della città natale, Erodoto presenta la sua opera, illustrandone lo scopo generale e il tema: 

“Perché le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate, né le gesta grandi e meravigliose così dei Greci come dei Barbari non rimangano senza gloria”. (Erodoto, Storie, I, 1.)

Spirito libero ed osservatore acuto, Erodoto Viaggiò molto e la sua curiosità lo spinse a visitare l’Egitto, la Fenicia, la Mesopotamia, la Scizia (cioè il paese degli Sciti, insediati sulle coste asiatiche del Mar Nero).

Soggiornò a lungo ad Atene, dove fu in contatto con Pericle e Sofocle. Qui eseguì pubbliche letture di parti della sua opera. Partecipò alla fondazione della colonia panellenica (ossia fondata da Greci di diverse stirpi) di Turii in Italia, situata nelle vicinanze dell’antica Sybaris, odierna Sibari in Calabria (Golfo di Taranto), ove si stabilì e forse morì dopo il 425 a.C.  

Erede di una tradizione di racconti in cui la storia si confondeva con il mito,  Erodoto scelse di narrare avvenimenti non troppo lontani nel tempo raccogliendo più facilmente informazioni e verificandone l’attendibilità.

Cicerone lo definì il padre della storia.

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