There is NO Climate Emergency. Report sul Ghiacciaio del Calderone
il Ghiacciaio del Calderone non è “morto”.
Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito ad una fervente diatriba sulle cause di natura antropica dello scioglimento delle masse glaciali globali della Terra. Valutazioni e previsioni future che spesso hanno poco di scientifico e di realistico sia sulle valutazioni delle masse glaciali, sia sulle previsioni climatiche future.
“Il ghiaccio si scioglie, il livello del mare si innalza e gli uragani infuriano.”
La colpa viene attribuita al progressivo aumento di quantità di CO2 (anidride carbonica).
L’ex Vice Presidente Americano Al Gore nel 2006 presentava una visione catastrofica del nostro futuro Pianeta e della nostra civiltà prevedendo lo scioglimento dei ghiacciai artici ed himalayani entro l’anno del 2020. Così anche il ghiacciaio del Calderone è diventato oggetto di dibattito nazionale sui cambiamenti climatici.
Diversamente da quanto divulgato da alcuni decenni dai più importanti Mass Media governativi, lo scioglimento dei ghiacciai globali non è avvenuta. Tutt’altro.
La “non emergenza climatica e glaciale” è emersa grazie alla constatazione dei dati rilevati sul campo in diverse missioni nazionali e internazionali effettuate da oltre 20 anni nel quale ho verificato con il team Explora (www.exploralimits.com) lo status-quo e non dogmatico dei ghiacciai: dal 1994 al 2000 il ghiacciaio Appenninico del Calderone, il più meridionale d’Europa nel Gran Sasso d’Italia, i ghiacciai Alpini del Monte Bianco, del Monte Rosa, del Cervino, del Gran Paradiso; dal 2000 nelle Terre artiche in Groenlandia orientale e Islanda con le spedizioni Orfeo (2000-2002), Gemini (2006) e Saxum (2008); dal 2011 in Centro Asia, in Himalaya, con le spedizioni scientifiche Earth Mater (2011), Gaurishankar Le Acque degli Dei (2013), Extreme Malangur (2015), Jobo Garu (2017) e Sky Way to Sagarmatha (2019).
Per avere una consapevolezza scientifica reale dei dati bisogna verificarli sul campo con dati oggettivi raccolti. Ad oggi possiamo affermare con assoluta certezza che la scomparsa dei ghiacci dell’Artico e dell’Himalaya non è avvenuta come si affermava a fine anni ‘90. Così come il Ghiacciaio del Calderone non è “morto”.
Per meglio comprendere la geomorfologia, le oscillazioni del ghiacciaio del Calderone e le variazioni climatiche negli ultimi 3.000 anni, riportiamo le parole del Prof. Giraudi:
“Lo studio di detriti di origine glaciale posti a ridosso o appena a valle della soglia del circo del ghiacciaio del Calderone, ha fornito elementi per l’inquadramento cronologico di alcune fasi di espansione glaciale avvenute nel corso degli ultimi 3000 anni.
La cronologia di tali fasi appare ben correlabile con quella delle avanzate dei ghiacciai alpini. L’esame di altri dati di carattere paleoclimatico relativi all’Italia Centrale ha permesso di validare i dati rilevati e di ottenere una più precisa datazione delle avanzate glaciali.
Il confronto tra le variazioni di ELA rispetto all’attuale ha permesso di valutare anche lo scostamento delle temperature medie rispetto al giorno d’oggi.
Un’espansione glaciale, databile tra i secoli VII e III÷II BC, ha dato luogo alle morene dello stadio Calderone 2; nel corso delle fasi più fredde, la temperatura media annuale doveva essere almeno 0,8°C inferiore all’attuale.
Una successiva espansione glaciale, databile tra il VII ed il X secolo AD, ha dato luogo alle morene dello stadio Calderone 3a; nel corso delle fasi più fredde, la temperatura media annuale doveva essere almeno 0,9°C inferiore all’attuale.
Un’ulteriore espansione glaciale, la più estesa, databile tra XVI e parte del XIX secolo AD, quindi attribuibile alla cosiddetta Piccola Età Glaciale, ha dato luogo alle morene dello stadio Calderone 3b; nel corso delle fasi più fredde, la temperatura media annuale doveva essere almeno 1,1°C inferiore all’attuale.
L’ultima espansione glaciale, databile al XIX secolo e quindi alla parte finale della Piccola Età Glaciale, ha prodotto le morene presenti non lontano dalla posizione del fronte glaciale documentato verso la fine del XIX secolo; nel corso delle fasi più fredde, la temperatura media annua doveva essere almeno 0,9°C inferiore all’attuale.
Nei periodi compresi tra le espansioni glaciali, vi erano fasi caratterizzate da clima più caldo; per queste non é possibile calcolare ELA (e quindi la differenza di temperatura rispetto all’attuale) a causa della mancanza delle tracce glaciali, asportate dalle avanzate successive.
Tuttavia é possibile parlare di contrazione dei ghiacciai per il periodo successivo ai secoli III÷II BC e precedente al VII secolo AD, per quello che va almeno dal secolo XI al XIII AD e infine per il periodo successivo al XIX secolo AD”.
Oltre all’approfondimento del Prof. Giraudi, per poter fare una valutazione corretta sulle oscillazioni glaciali, in particolar modo in Europa e in Italia, bisogna tener conto della Piccola Età Glaciale (PEG) dal 1550 al 1870, nel periodo storico in cui la laguna veneta ghiacciava, il Tamigi a Londra ghiacciava e i ghiacciai delle Alpi e della Val d’Aosta con il loro avanzamento erano vere e proprie minacce sui villaggi a ridosso.
Attualmente il Ghiacciaio del Calderone è un ghiacciaio nero, ovvero un ghiacchiaio che vede la maggior parte della sua superficie coperta di detriti rocciosi di varie dimensioni e spessori. Altri ghiacciai neri sono alcuni ghiacciai del Monte Bianco, come ad esempio il Miage cha va da una quota di 1800 m a 2500 m circa, il ghiacciaio Trakarding lungo 11 km in linea d’aria nella Rolwaling, in Himalaya, che si estende da una quota di 4580 m a 5000 m
Nell’agosto del 2017 mi calai all’interno di un crepaccio-inghiottitoio che si formò dopo un violento temporale e misurai lo spessore di 22/23 metri di spessore di ghiaccio fossile, documentato tramite un mio report fotografico in collaborazione con Stefano Colacchi.
Il dato fu rilevato con una semplice corda da alpinismo con la quale mi calai verticalmente dentro il “cuore” del ghiacciaio. Lo spessore totale rivelato fu di 22-23 metri e, non potendo valutare tutta la porzione sottostante alle ghiaie, ipotizzai uno spessore di ulteriori 2 metri di ghiaccio, per un totale di 25 metri.
Come più volte descrittomi dal caro amico Guida Alpina Lino D’Angelo, l’area dell’inghiottitoio adiacente al laghetto Sofia negli anni 60-70 presentava un ghiaccio di un particolare colore: “Ghiaccio Verde, vetro di bottiglia”. Quel ghiaccio coperto da detriti e apparentemente ed erroneamente ritenuto “scomparso” è invece custodito al di sotto del manto di ghiaie detritiche.
A riconoscenza dei suoi insegnamenti, porto da anni dentro il mio zaino i suoi guanti blu, sperando di conservare nell’animo lo spirito della curiosità e della conoscenza della nostra meravigliosa Terra e condividerla con tutti coloro che vorranno vivere gli ambienti estremi. Il Calderone combatte, resiste con il suo ghiaccio secolare e noi combattiamo con lui.
Oltre ad aver verificato la presenza del “ghiaccio verde” nei 25 metri in cui mi sono calato, è doveroso ricordare che vi è anche la presenza di un Rock Glacier a 2400 m sulla Est del Corno Piccolo con permafrost attivo ben al di sotto di 280 m del limite inferiore del Ghiacciaio del Calderone (2680 m). Stiamo assistendo alla nascita di un futuro ghiacciaio, un “embrione glaciale”.
In qualità di Ambasciatore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, nel 2018 proposi al Presidente Tommaso Navarra, di istituire una “Carta del Ghiacciaio del Calderone” e un Team Scientifico, Alpinistico e Naturalistico per lo studio del ghiacciaio, per la difesa dell’ecosistema e per la promozione del territorio coinvolgimento Università, esperti in Scienze Ambientali, Geologi, Biologi e l’intera Comunità Scientifica Nazionale e Internazionale. La proposta fu positivamente accolta. Riportiamo le parole del Presidente del Parco GSML: “Il Calderone è un prezioso gioiello di questo territorio, orgoglio di tutto l’Abruzzo e l’Italia, non può essere ridotto ad un dibattito interno. E’ necessario affrontare con serietà e responsabilità sia lo studio di questa propaggine meridionale Artica, che la comunicazione che se ne fa. Chiediamo un aiuto alla comunità scientifica nazionale ed internazionale per dirottare le migliori energie sul Gran Sasso al fine di rilevare correttamente i rischi che, con i cambiamenti climatici, corre il più importante simbolo del nostro patrimonio ambientale e identitario.”
Nell’aprile del 2022 viene organizzata da Cnr-Isp e Università Ca’ Foscari Venezia in collaborazione con esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), dell’Università degli Studi di Padova e della società Engeoneering Srls una missione di ricerca sul Ghiacciaio del Calderone, resa possibile grazie al Dipartimento dei Vigili del Fuoco, soccorso pubblico e difesa civile, che ha messo a disposizione elicotteri e personale specializzato per raggiungere in sicurezza la conca del ghiacciaio, ai piedi del Corno Grande, a 2600 metri di quota.
Seppur il dato del primo rilevamento pubblicato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche era stato quello di uno spessore di “circa 25 metri” di ghiaccio, nella seconda missione viene dichiarato con il comunicato CNR del 06.05.2022 che: ”Il carotiere ha toccato la roccia basale del glacio-nevato del Gran Sasso a 27,2 metri di profondità”.
Questa notizia ha confermato e migliorato i dati che rilevai nel 2017: non solo il Ghiacciaio del Calderone non è scomparso, estinto, ma la quantità di ghiaccio è rimasta invariata negli ultimi anni.
Sono perfettamente in accordo infatti con l’organizzazione scientifica CLINTEL (https://clintel.org/italy-wcd ) di cui faccio parte collaborando con il Prof. Alberto Prestininzi. “THERE IS NO CLIMATE EMERGENCY” è il messaggio trasmesso e supportato dai dati scientifici dei 1.200 scienziati e professionisti uniti in questa rete globale Clintel.org
L’organizzazione afferma che: “la scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche del clima dovrebbero essere più scientifiche. Gli scienziati dovrebbero affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni delle loro previsioni sul riscaldamento globale, mentre i politici dovrebbero spassionatamente valutare i costi reali così come i benefici, ipotizzati dalle loro misure politiche.”
La ricerca continua. Oltre ad aver documentato il Ghiacciaio del Calderone nel settembre 2022, continuo con il team Explora all’esplorazione di una porzione di Himalaya inesplorata, con il conseguente studio e documentazione dei ghiacciai nell’area del Gaurishankar Everest nella prossima Spedizione in primavera 2023.
La natura corregge sempre i compiti agli uomini.
Bibliografia
•“LE OSCILLAZIONI DEL GHIACCIAIO DEL CALDERONE (GRAN SASSO D’ITALIA, ABRUZZO – ITALIA CENTRALE) E LE VARIAZIONI CLIMATICHE DEGLI ULTIMI 3000 ANNI.” C. GIRAUDI
•ENTE PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E MONTI DELLA LAGA http://www.gransassolagapark.it/novdettaglio.php?id=50000
•Intervista RAI
•Comunicati CNR
https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa/11058/calderone-restano-circa-25-metri-di-ghiaccio
•CLINTEL
www.clintel.org